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Differenze tra le versioni di "Padri Apostolici"

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==Ignazio d'Antiochia==
 
==Ignazio d'Antiochia==
Sant'Ignazio Teoforo fu il terzo vescovo di Antiochia, dopo S. Pietro ed Evodio.
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Sant'[[Ignazio Teoforo]] fu il terzo vescovo di Antiochia, dopo S. Pietro ed Evodio.
 
Di lui sappiamo che diede inizio al suo episcopato nell'anno 70 e che in seguito, denunciato come cristiano, fu inviato dalla Siria a Roma. Qui subì il martirio nel 110, divorato nel circo dai leoni. Ci rimangono di lui alcune lettere.
 
Di lui sappiamo che diede inizio al suo episcopato nell'anno 70 e che in seguito, denunciato come cristiano, fu inviato dalla Siria a Roma. Qui subì il martirio nel 110, divorato nel circo dai leoni. Ci rimangono di lui alcune lettere.
  

Versione delle 17:54, 16 set 2020

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Sant'Ignazio di Antiochia, il Teoforo, uno dei Padri apostolici

Si indicano generalmente come Padri apostolici gli scrittori ecclesiastici operanti tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C., appartenenti dunque alla generazione immediatamente successiva a quella dei primi Apostoli. I Padri apostolici rappresentano in qualche modo il primo esempio di letteratura ecclesiastica non scritturale, anche se alcune loro opere furono a lungo considerate quasi alla stregua di testi sacri e lette durante le assemblee liturgiche, ad esempio la Lettera di Barnaba e il Pastore di Erma.


Clemente Romano

Clemente Romano fu il terzo papa di Roma. Rimane di lui una sola opera, la Lettera ai Corinzi che fu probabilmente composta negli ultimi anni dell'impero di Domiziano,a motivo dei disordini scoppiati nella comunità cristiana della città greca.

Al nome di Clemente si riferisce anche un altro scritto, la cosiddetta seconda Lettera ai Corinzi. Si tratta probabilmente di un'omelia più che di una lettera e l'attribuzione a Clemente non è comunque dimostrabile.

Ignazio d'Antiochia

Sant'Ignazio Teoforo fu il terzo vescovo di Antiochia, dopo S. Pietro ed Evodio. Di lui sappiamo che diede inizio al suo episcopato nell'anno 70 e che in seguito, denunciato come cristiano, fu inviato dalla Siria a Roma. Qui subì il martirio nel 110, divorato nel circo dai leoni. Ci rimangono di lui alcune lettere.


Policarpo di Smirne

Policarpo nacque da genitori cristiani intorno all'anno 69, secondo la testimonianza di s. Ireneo, conobbe gli Apostoli e fu da questi scelto come vescovo della città di Smirne. Nel 154 si recò a Roma per discutere la questione della data della Pasqua, che la Chiesa dell'Asia celebrava, secondo il computo ebraico, il 14 del mese di Nisan. Ormai ottantaseienne, fu denunciato come cristiano e condannato al rogo. Meno di un anno dopo, veniva redatto il resoconto del suo martirio.

Di lui ci rimane un solo scritto, la Lettera ai Filippesi.


La Lettera di Barnaba

La Lettera di Barnaba fu inizialmente considerata opera del Barnaba nominato negli Atti degli Apostoli come collaboratore di s. Paolo, ma la critica odierna tende ad attribuirla a un autore di epoca posteriore, forse del tempo dell'imperatore Nerva. Nello scritto si possono individuare quattro parti:

  • una introduzione;
  • una parte di polemica antigiudaica;
  • una sezione di insegnamenti morali;
  • una conclusione

Il testo fu a lungo considerato ispirato.

Il Pastore di Erma

Il Pastore di Erma si compone di cinque "visioni", dodici "precetti" e dieci "similitudini" allegoriche. Si tratta in definitiva di un'Apocalisse apocrifa. Il libro fu considerato per lungo tempo scrittura sacra e era per questo motivo letto durante le assemblee liturgiche.

L'argomento centrale dell'opera è la penitenza, ma Erma evita con cura i due opposti estremismi del rigorismo eccessivo e del lassismo.

La Didachè dei Dodici Apostoli

La Didachè o Dottrina dei dodici Apostoli può essere considerata il più antico catechismo cristiano.

L'opera è anonima ed è possibile datarla tra la fine del I e l'inizio del II secolo. La Didachè era tenuta in grande considerazione dalle prime generazioni cristiane ed è citata da Erma nel Pastore, da Clemente Alessandrino e da altri. In seguito perdette la sua notorietà e dal XII secolo di essa non si hanno più tracce. Nel 1873 il Metropolita Filoteo Bryennios ne rinvenne per caso una copia in un codice greco di Costantinopoli risalente all'anno 1056. Nell'opera possono distinguersi quarto parti principali:

  • una introduzione di carattere morale (cap. 1-6);
  • una serie di istruzioni liturgiche (cap. 7-10);
  • alcune direttive disciplinari (cap.11-15);
  • una conclusione escatologica (cap. 16) con l'invito ai credenti di vigilare in attesa della parusia, la seconda venuta di Cristo.


La Lettera a Diogneto

Piccolo gioiello di questa primissima produzione letteraria, la Lettera a Diogneto è opera di un anonimo autore vissuto a cavallo tra i primi due secoli e rappresenta per molti versi un primo tentativo di apologetica cristiana rivolta ai pagani del tempo. Il testo della Lettera, andato inizialmente perduto, fu fortunosamente ritrovato nel banco di una rivendita di pesce a Costantinopoli (odierna Istanbul) nel XV secolo.

Il destinatario della Lettera doveva senza dubbio essere un pagano colto interessato al Cristianesimo e alle sue dottrine: l'autore dello scritto si rivolge a lui con una certa familiarità, sforzandosi innanzitutto di mostrare la superiorità etica dei cristiani sui pagani, e in secondo luogo di distinguere i cristiani dagli ebrei, la fede e i riti "cosmopoliti" dei primi da quelli "etnici" dei secondi.


Bibliografia

I Padri apostolici, a cura di A. Quacquarelli, Roma, Città Nuova, 1998 G. Bosio - E. dal Covolo - M. Maritano, Introduzione ai Padri della Chiesa. Secoli I e II, Torino, Sei, 1990