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Giustino il Filosofo

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San Giustino il Filosofo

San Giustino fu il primo autore cristiano a tentare una sintesi compiuta tra Cristianesimo e filosofia platonica. Fu anche a tutti gli effetti il primo filosofo cristiano ed è per questo che viene tutt'oggi ricordato dalla tradizione cristiana ortodossa come "Giustino il Filosofo".

La vita

San Giustino nacque a Flavia Neapolis, l'antica Sichem (oggi Naplus), capitale della Samaria, intorno al 100 d.C. da genitori pagani. Sin da giovane si dedicò allo studio della filosofia, mettendosi alla sequela di numerosi maestri: stoici, aristotelici, pitagorici e infine platonici. Non riuscì però a trovare una dottrina che lo soddisfacesse appieno. Come egli stesso narra nel Dialogo con l'ebreo Trifone, un giorno, passeggiando in riva al mare incontrò un vecchio che gli predicò la dottrina cristiana. Cominciò a studiare le Scritture sacre del Cristianesimo e infine si convertì. Non lasciò mai la sua opera di filosofo, ma si dedicò all'insegnamento di quella che potrebbe essere definita la prima vera e propria filosofia cristiana. Parlò e scrisse senza timore di attirare su di sé pericolose inimicizie, come quasi profeticamente afferma nella sua Seconda Apologia:

«Ed anch'io mi aspetto che si ordiscano insidie da parte di qualcuno dei magistrati, e di essere confitto a un palo, quanto meno da Crescente, che si compiace di strepito e di pompa. Non merita infatti l'appellativo di filosofo chi su di noi attesta pubblicamente ciò che non conosce, accusando i cristiani di essere atei ed empi, e fa questo per ingraziarsi e compiacere la moltitudine fatua.

(...) E desidero che anche voi sappiate che io, dopo avergli posto alcune precise questioni in merito, ho compreso che egli non sa veramente nulla: cosa della quale ho convinto anche lui. A prova del fatto che dico la verità, sono pronto a riproporre davanti a voi quelle questioni, se le nostre discussioni non vi sono state riferite: anche questo sarebbe compito non indegno di un imperatore. Ma se già vi sono noti i miei quesiti e le sue risposte, allora vi è chiaro che egli non conosce nulla delle nostre dottrine; se invece le conosce, non osa (come invece fece Socrate) parlare per timore di chi l'ascolta: allora, come dissi sopra, si dimostra non amante del sapere, ma amante dell'opinione, incapace di apprezzare il bellissimo detto di Socrate: "Non si deve anteporre l'uomo alla verità".» (II Apol. III 1-6)


Fu effettivamente denunciato e condannato pochi anni dopo, insieme ai discepoli Caritone, Evelpisto, Ierace, Peone, Liberiano e alla discepola Carito. Insieme a loro fu decapitato intorno al 165.


Opere e dottrina

San Giustino scrisse diverse opere, di cui solo tre ci sono pervenute integralmente:

  • La Prima Apologia: un'opera, dedicata all'imperatore Antonino il Pio e ai suoi figli adottivi Marco Aurelio e Lucio Varo, in cui l'autore si sforza di mostrare l'incongruenza delle accuse dei pagani ai cristiani, e la superiorità della dottrina cristiana sulla moltitudine di credenze del paganesimo. Nell'ultima parte sono tratteggiati alcuni elementi del culto cristiano.
  • La Seconda Apologia: non un'opera nuova, ma piuttosto un proseguimento della prima: in essa l'autore accusa il prefetto Lollio Urbico di fomentare l'ostilità verso i cristiani e riprende i temi trattati nella Prima Apologia
  • Il Dialogo con l'ebreo Trifone: scritto nel 161, ma ambientato storicamente intorno al 132, al tempo della rivolta giudaica domata dall'imperatore Adriano, affronta il problema del rapporto tra Cristianesimo ed Ebraismo, tra l'Antico e il Nuovo Israele. L'autore discute con Trifone, un maestro ebreo, sul carattere transitorio della Legge giudaica, sull'identità di Gesù Cristo come il Messia annunziato dai profeti e sulla vocazione dei pagani a divenire il Nuovo Israele, il nuovo popolo eletto.

San Giustino è il primo a tratteggiare la dottrina secondo cui sarebbero parzialmente presenti nella filosofia pagana quelli che il filosofo chiama i "semi del Logos" (Logoi spermatikoi), frammenti di quella verità che si manifesta integralmente soltanto nel Cristianesimo. Questo è certamente un lato della sua filosofia che fu ripreso da autori posteriori, fino al XX secolo (si pensi, fatti i debiti distinguo, alla pensatrice francese Simone Weil).